di Carlo Sgorlon
Da ragazzo ebbi modo, non ricordo bene le circostanze, di vedere la trasposizione cinematografica di questo romanzo, che l'autore ha composto in friulano traducendo una sua precedente opera.
Il protagonista è un ex carcerato per duplice omicidio, che dopo molti anni torna, negli anni 50 del secolo scorso, nei suoi paesi della pedemontana, nel cuore di un inverno freddo come le condizioni di vita e l'accoglienza che gli viene riservata.
Nel povero Friuli del tempo, ancora del tutto legato alla vita nei campi e ad un'economica di sussistenza, non è semplice per nessuno sbarcare il lunario, men che meno per chi si porta dietro lo stigma di un omicidio.
Eppure la tenacia e la capacità di soffrire aiutano Eliseu ad andare avanti, trovando delle persone che gli danno una possibilità per cercare e trovare il suo grande desiderio, un lavoro che non lo faccia costantemente restare in apprensione per il domani.
La storia copre l'arco temporale di un anno, i lavori accettati da Eliseu seguono il ciclo delle stagioni e lo vedono impegnato nelle più svariate mansioni. Al è murador, marangon, contadin e cjarador. La ripulsa ottenuta dalla sorella è compensata dalla accoglienza di Rite De Luca e del figlio Ricart, con i quali il rapporto è alla friulana, di pochi valori e gesti significativi, accendendo il desiderio di avere, oltre al pane, anche le rose, cioè una famiglia.
Ma accettare la proposta di matrimonio significherebbe rinunciare alla pensione del marito, e questo la prudenza di Rite non può prenderlo in considerazione, perchè rischiare il futuro di Ricart non si può, piuttosto si deve rinunciare alla sua "piccola felicità".
Eliseu tentenna: andarsene o accettare la situazione? La pace ritrovata nella sua campagna lo porta alla decisione finale.
Insieme a Eliseu, il vero protagonista è il Friuli povero rurale del tempo, i suoi valori semplici e legati alla cultura contadina, che Sgorlon tratteggia con amore e condivisione profittando del lirismo della lingua friulana.
A mi è plasut une vore chest libri.

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