di Jack London
O Martin, Martin!
Quanto ti ho sentito vicino, come i protagonisti dei più bei romanzi, come Juri, David, Giorgio... la grandezza dei migliori narratori è in questo, nel farti partecipare a vicende lontane, di persone diverse da te nel tempo e nel modo d'essere, come fossero tue
Romanzo complicato da comprendere appieno, con i suoi molti riferimenti alle discussioni e alle tematiche culturali e politiche contemporanee alla sua scrittura, forse anche nei suoi tratti autobiografici.
Lo sforzo di Martin per elevarsi culturalmente, per rendersi degno dell'amore di Ruth, dopo i più duri sacrifici e la delusione dell'abbandono ha l'effetto di formare una persona che è diversa nei modi e nelle conoscenze, ma non nell'animo.
Quando arriva il successo, tanto cercato non in sè ma come mezzo per dimostrarsi all'altezza di lei, si dimostra inutile perchè la adamantina sincerità di Martin gli impedisce di accettare la considerazione che deriva non dal suo valore, che era lo stesso quando faceva, reietto, la fama, ma dagli inopinati esiti di una industria culturale verso cui la critica di London è feroce.
Quando capisce che il risultato di tanta fatica è stato allontanarsi dall'autenticità di persone come Lizzie, della sua stessa classe sociale (cui però non può più tornare), di non essere apprezzato come Martin ma come l'autore di fama, il senso di inutilità è più forte di ogni resistenza.
Questo solo capì. Di essere caduto nella tenebra. E nell'istante in cui seppe, cessò di sapere
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