Una settimana fa, quando aprendo il cellulare ho appreso la notizia dell'uccisione di Navalny, mi si è gelato il sangue.
Non riesco a ricordare da quanto tempo non ricevevo una notizia così brutta, ho pensato. E anche, che forse i miei stessi pensieri erano quelli di un francese o di un inglese che nel 1935 apprendeva le notizie che venivano dalla Germania.
Dove, dove andremo a finire?
Riusciremo ad arrestare questo piano inclinato di democrature, autocrazie, cancel culture e intolleranza che avvelena il mondo che abbiamo immaginato come desiderabile, e ad un certo punto creduto possibile?
Questo anno che si presenta funesto, ci porterà le sventure che si paventano?
Delle idee e della vita di Aleksej Navalny non so moltissimo (ci ha provato il collaudato mix di propaganda prezzolata e di tifoseria ad infangarne la memoria); ma l'esempio che ha dato e che mirabilmente ha descritto Adriano Sofri è quanto di più alto si possa immaginare, il sacrificio della vita per non rinunciare alla propria libertà.
Era un uomo come me, praticamente un mio coetaneo.
La sua morte è un'atroce delusione quanto il coraggio che ha dimostrato e incarnato è speranza.
"Gli rende onore chi ancora sa che cosa sia l’onore decente della libertà"
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