domenica 26 giugno 2022

Scelta esiziale

La notizia arrivata l'altro ieri dalla Corte Suprema è di quelle che atterriscono, sia nel merito, sia nel presupposto dell'interpretazione originalista e di quanto ne possa conseguire, sia soprattutto nell'impressione che lasciano, che veramente non si possa più contare negli Stati Uniti come baluardo di una vera democrazia moderna.
Dopo 4 anni di trumpismo, dopo il 6 gennaio, dove può arrivare questo grande Paese nella ricerca, evidentemente appoggiata da una buona metà della nazione, di un modello diverso di convivenza?
Gli equilibri legislativi, in ciò determinanti, sono notoriamente influenzati dalle decisioni della Corte e dalla sua composizione, spostatasi in senso conservatore negli ultimi anni con i giudici eletti da Trump.
Ho allora ripensato alle nobilissime intenzioni della giudice Ginsburg, ultima ad essere sostituita al momento del decesso, e al tentativo da convincerla a dimettersi operato da Obama, preoccupato degli equilibri in seno alla Corte, e deciso a prevenirli con la nomina di un'altra giudice progressista.
Ginsburg, ottantenne, rifiutò. Convinta di dover continuare il suo lavoro, in cui è stata unica e inarrivabile paladina dei diritti, e infatti proseguì, per poi morire sotto la presidenza Trump, che potè nominare una giudice oggi decisiva. 
Poi dicono che le azioni dei singoli (anche dei meglio intenzionati) non cambiano la storia.

sabato 25 giugno 2022

Their generation

Chissà se fra trent'anni mia figli e mio figlio racconteranno di quella sera in cui videro, con loro padre, i Maneskin a Lignano.
Me lo domandavo, mentre ascoltavo il grande "cazzo di casino" che facevano.
Forse no, questi ragazzi di oggi non guardano il passato e non ne conservano certo la memoria con quella cura mista a saudade che ho sempre avuto io. Nemmeno il futuro sembra gli interessi, tutti concentrati sul presente.
A mio avviso questi quattro ragazzi hanno il talento e l'ambizione giusta per diventare delle autentiche star internazionali, capaci di durare nel tempo.
Intanto hanno offerto un vero concerto rock, cosa un po' difficile da trovare se non si torna ai vecchi dinosauri (Dio li benedica). Tanto rumore, energia da vendere, sul palco senza risparmiarsi per un pubblico folto anche se solo in piccola misura composto da veri fan.
Ero lì per ascoltare un po' di buona musica, per trovarmi anch'io a fare un po' di casino, ma è stato inevitabile trovarmi nel mezzo delle ormai solite riflessioni.
Quando Damiano urlava una quasi irriconoscibile My generation, mi è sembrato quasi che volesse rimarcarlo, che questo è il suo tempo, la sua generazione, e che a noi tocca farci più in là. Non sarebbe poi una cattiva idea, viste le macerie che stiamo lasciando. Questi ragazzi parecchio sboccati, liberi e ansiosi di usare senza regole il proprio corpo e la propria energia, non saranno forse il modello che ha in mente un genitore; ma l'invidia di chi i vent'anni li ha doppiati da un po' non fa venir meno la speranza che ce la facciano, tutti quanti, a prendersi la vita e questo mondo e a darci un bel calcio nel sedere.
Così canta Damiano:
Io c'ho vent'anni
E non mi frega un cazzo, c'ho zero da dimostrarvi
Non sono come voi che date l'anima al denaro
Dagli occhi di chi è puro siete soltanto codardi
E andare un passo più avanti, essere sempre vero
Spiegare cos'è il colore a chi vede bianco e nero
Con tua figlia a un metro, ti trovi a pensare cosa provi ad ascoltare queste parole, se saprà capirle e viverle:
C'hai vent'anni
Ti sto scrivendo adesso prima che sia troppo tardi
E farà male il dubbio di non essere nessuno
Sarai qualcuno se resterai diverso dagli altri

lunedì 20 giugno 2022

Bella storia!

Certi lunedì, dopo che la tua squadra ha vinto, ti sovviene a metà mattina il risultato e ti ritrovi a stringere i pugni in segno di vittoria, ancora emozionato e felice, già in preda al sogno del prossimo successo.

Può capitare anche dopo un mese, dopo aver assistito alla meravigliosa impresa del Milan di Maldini, Pioli e Tonali.

Che scudetto, a memoria il più bello dopo l'undicesimo del Milan di Sacchi, oggettivamente inarrivabile.

Uno scudetto meritato, come universalmente ammesso, per i valori (da ogni punto di vista) messi in campo, uno scudetto quasi etico.

Quante storie belle.

C'è il vecchio capitano, leggenda del calcio mondiale, forse il miglior difensore di sempre, che torna in uno dei punti più bassi di una storia e costruisce con la quinta spesa rosa-ingaggi una squadra capace di vincere e di esprimere il calcio migliore e più moderno. Carisma, serietà, competenza di un fuoriclasse fuori e dentro dal campo.

C'è l'allenatore delle squadre di mezza classifica, mai vittorioso e noto per i suoi finali in calando, che plasma un gruppo di ragazzi attorno al vecchio totem facendone una vera squadra. Affronta con coraggio la perdita di pezzi importanti, sopperisce al calo di alcuni degli elementi migliori, non si lagna della stagione più clamorosamente viziata da torti arbitrali unidirezionali, per vincere le ultime 5 gare lasciando con un palmo di naso le cassandre pronte a raccoglierne le spoglie. 

C'è il vecchio campione, mille vittorie e di più le spacconate, che all'ultimo (ma forse no) canto si carica sulle spalle un gruppo dei giovanotti fin li spauriti e sconosciuti, gli mostra con l'esempio cos'è un professionista ed un campione. Fondamentale contributo, mentre offre gli ultimi lampi di una classe purissima e ci mostra stupiti che è un uomo anche lui, quando si svela un lato che non ti saresti potuto aspettare, la paura di smettere.   

C'è il treno sulla fascia, il fratello scarso, indubbiamente un campionissimo. C'è il capitano bis venuto dal vivaio. C'è il bambino d'oro che quando parte non lo fermano mai. C'è l'altro grande vecchio, forse non così campione ma capace di essere decisivo e vincente come nessuno. C'è quel centrale che ti lascia il dubbio se sia più facile impararne il nome o batterlo in velocità. C'è l'angelo nero, che le prende tutte, anche quella bomba di Cabral. C'è persino l'amministratore delegato che ha dettato una linea, alla fine, straordinariamente vincente tanto sul piano sportivo quanto su quello economico; persino il fondo americano che i profitti li fa sulla linea della "sostenibilità".

Ci sono quei due che se ne sono andati. Il portiere fatto esordire a 16 anni, ricoperto d'oro per essere il capitano del futuro, e quell'altro che ha cambiato sponda per vincere lo scudetto. E' il professionismo, è il calcio moderno? Chiedere al ragazzo nato l'8 maggio. Un'altra storia è possibile. Battersi per il proprio sogno, accarezzarlo ed arrivare ad un passo dal perderlo, saper rinunciare anche a del denaro per trattenerlo, per poi mostrarsi forte e vincente, vera incarnazione dello spirito del diavolo e degno erede di quella fascia che idealmente è già sua, e vincere uno scudetto che è già leggenda.

In un mondo di Gigio e Hakan io sono Sandro Tonali.



domenica 12 giugno 2022

Thirty one songs

Disegnando il papà, mia figlia un anno fa ci ha messo un pallone, un libro, le montagne, e fin qui tutto regolare... ma anche uno stereo che suona.

Non mi sono mai considerato un particolare appassionato nè intenditore di musica, ma ultimamente, ritrovandomi oltretutto immerso in una (programmaticamente fallimentare) missione formativa che mi porta a (provare a) parlare ai ragazzi di questa canzone piuttosto che di quel gruppo, ho forse realizzato che, beh, non sono nemmeno l'ultimo degli arrivati in quanto a conoscenza musicale, sia pure al livello di semplice ascoltatore.

Da qualche settimana mi sto rigirando un elenco di canzoni che hanno avuto un significato particolare per me, in un certo momento della mia vita. Canzoni che in quel momento lì cercavo alla radio, ascoltavo ripetutamente, ho imparato, ho cantato fino a sfinirmene.

10, poi 15 poi 20, poi 25, con i tagli che sempre accompagnano questo genere di elenchi. Casualmente ho poi scoperto che Nick Hornby aveva avuto, con ben altri risultati, la stessa mia idea da cui deriva questo post, traendone un libro, e quindi gli rendo omaggio allineandomi al numero da lui scelto. 

Non le canzoni più belle, ma le più significative (per me). Al massimo una per interprete, solo pezzi stranieri, l'ordine è casuale. 

1) Love of the common people
Questo pezzo di Paul Young è il primo che mi ha fatto vibrare. Ero ancora alle elementari, più o meno nei mesi in cui iniziò a trasmettere Videomusic. Trovarla alla radio era un'impresa, per ascoltarla potevano passare giorni, e magari la si prendeva negli ultimi secondi... ma che emozione! Ancora lontano dai pruriti adolescenziali, ancora incapace di tradurre un testo inglese, ero rapito dal ritornello oggettivamente accattivante. Un battesimo pop. 

2) Imagine

Da quando l'ho scoperta ho sempre pensato che sia la sintesi perfetta tra un testo celestiale ed una musica che ti resta dentro.  Era il 1990, nel decennale dall'omicidio uscì un doppio 33 giri incentrato su questo pezzo, regalarono a mia sorella . All'epoca mi baloccavo con tendenze anarcoidi, trovarmi i versi sull'abolizione della proprietà e delle religioni in un pezzo epocale fu una rivelazione; a 15 anni è bello e giusto sognare. Sempre messa in prima posizione in tutte le classifiche che ho mai immaginato. Mi registrai poi una cassetta con la John Lennon collection, che consumai nei pomeriggi ginnasiali mentre traducevo frasi dal latino, ancor oggi ascoltando certi pezzi riemergono le declinazioni.

3) Wish you were here

Se dovessi indicare una musica che ti tocca l'anima, penserei certamente al riff di chitarra di questa canzone. Me ne parlò un tale durante una gita liceale a Firenze, in una di quelle notti in cui non si dormiva punto. Avvicinatomi con circospezione alla discografia dei Pink, più per darmi un tono che altro, non l'ho più lasciata, usando oltre a Wish you were here e The dark side of the moon, anche The Division Bell (meno The wall e The final cut) come sottofondo della maggior parte dei miei studi. Moltissime ore di ascolto, in altri termini. Nel 1994, fu il primo dei grandi concerti cui assistetti. I Pink Floyd a Udine, che roba. Di gran lunga i dischi che ho più ascoltato.

4) Shiny happy people

Greenwich, estate 1991. In vacanza studio ottenuta con una borsa studio dell'IPOST mi ritrovo in un college, con una compagnia di sconosciuti che diventano subito amici, e che eleggono come loro inno questo pezzo fatto suonare all'infinito su un juke-box. Difficile ricordare giorni più spensierati e felici. A Londra mi presi anche il 33 di Out of time, nel quale dominava la straordinaria Losing my religion, una delle canzoni che ho poi ascoltato più volte, e che non è tra le 31 solo per lasciare il posto al ricordo più personale legato al pezzo meno famoso. I R.E.M. me ne hanno poi regalate di perle, tra cui  una di quelle che ho ricordato come legate ai miei figli. Musica straordinaria, tanta stima per Michel Stipe ed anche un bel ricordo del concerto a Passariano nel 2008

5) Bitter sweet shimpony

Questa è indissolubilmente legata alla laurea. Nell'estate del 1998 consegnai la tesi alla metà di giugno, in tempo perfetto per dedicarmi alla visione integrale del mondiale di Francia. Giusto qualche ora dedicata alla rilettura per preparare l'esposizione, rigorosamente con il sottofondo di Urban Hyms.

6) Moonlight shadow

Quando ho voglia di risentirmi bambino, riascolto la voce di Maggie Reilly prestata al pezzo di Mike Olfield. Le prime volte che ho visto una classifica dei dischi più venduti, in testa c'era questa meravigliosa canzone. Vinto di poco il ballottaggio con All night long.

7) Roll over Beethoven

Scoperta recente. Leggendo la "Storia del rock" di Ezio Guaitamacchi mi sono acculturato sulle origini del rock and roll, collegando a pezzi da sempre orecchiati nomi come quelli di Chuck Berry, Buddy Holly, Little Richard. Cui siamo per sempre debitori. 

8) We are golden

Ho apprezzato il talento cristallino di Mika prima che diventasse un personaggio televisivo noto (non eravamo in molti, a Villa Manin nel 2010, a vederlo dimenarsi da par suo). The Boy Who Knew Too Much l'ho cantato a squarciagola, con tutta la gioia di questo mondo, in un momento veramente particolare

9) Careless whisper

Per motivi familiari, uniti al disprezzo che all'epoca era obbligatorio portare ai cantanti pop, aborrivo George Michael. Ma questo, bisogna riconoscerlo, è il miglior lento che ci sia.

10) Money for nothing

Al ginnasio, desideroso di darmi un tono ascoltando musica da intenditori, mi indirizzai verso i Dire Straits. Allora non sbocciò la passione, che è invece nata qualche anno fa già in tempi di youtube. Memorabile questo pezzo, e la sua intro chitarristica usata anche dal Poma allo stadio per annunciare  la formazione

11) Hymn for the weekend

Da diversi anni compongo un cd estivo con le hit del momento, che funge da colonna sonora durante le vacanze in auto. Tra i pezzi migliori è questa straordinaria hit dei Colplay, peraltro ospiti fissi dei cd almeno nei primi anni. Grande classe, una canzone da ascoltare senza posa, cantando a (forte) rischio di stonare l'ipnotico ritornello. Anche loro passarono a Udine in quella straordinaria stagione dei concerti. Chris Martin intonò a pochi metri da me "Billie Jean" in ricordo di Jacko appena scomparso.

12) American pie

Forse la canzone più mia. Ho scoperto il suo ritmo travolgente grazie alla American music (vedi),  mille volte ascoltata in tutti questi anni la versione originale di Don Mclean. Sono sopravvissuto alla versione dance di Madonna. Quasi trentanni dopo, pochi mesi fa, ne ho ritrovato traccia ne "La storia del rock", in relazione al suo contenuto legato alla nascita del rock e a quel giorno tragico, "The day that music die", provando la duplice (ardua) impresa di decrittarne il significato e mandarla a memoria. Now do you believe in rock and roll, can music save your mortal soul?

13) Redemption song

C'è anche una folgorante versione live di Eddie Vedder con Beyonce, bella scoperta che devo a youtube. Ma ascoltare Bob Marley mentre declama questa vera e propria preghiera è un'esperienza non solo musicale, che ti fa entrare nell'anima la sofferenza delle migliaia di persone deportate da un lato all'altro dell'atlantico, di cui parla.  Doveroso allora preferirla alla straordinaria No woman non cry o ad altri pezzi come Jammin, Could you be loved, Buffalo soldier..., dovrei riportare l'intero elenco di The legend che mi procurò Massimo Botto.  Vera leggenda, musica gioiosa e potente, per spiriti liberi. 

14) Bad moon rising

Canzone scoperta qualche anno fa grazie a Footbal45giri, visto che è il motivo ispiratore di molti cori da stadio tra cui "Siamo l'armata bianconera...".  Mantra ripetuto all'infinito, triste presagio degli anni che sono seguiti. 

15) Every breath you take

Difficile scegliere il migliore tra i pezzi di "Best of Police", raccolta che ho duplicato ai tempi dell'Università, questo è il più noto e l'ho nelle orecchie fin da quando ero bambino.  

16) Blowin in the wind

Un cantante premio nobel, una leggenda vivente. Ma anche l'autore di testi capaci di lasciare il segno, far pensare e anche un po' incazzare. Nei mesi scorsi l'ho riascoltata spesso. Ci deve essere un punto in cui il realismo lascia spazio alla capacità di essere uomini: quante volte un uomo può girare la testa dall'altra parte, fingendo semplicemente di non vedere? E' la domanda che tutti prima o dopo dobbiamo essere capace di porci. Con la speranza che la risposta soffi nel vento, o il più modesto proposito di essere noi, una piccolissima parte di quella speranza.    

17) One

La musica degli U2 mi accompagna da una vita, con quelle che ho definito chiare, fresche e dolci note.  
Classe infinita, potenza espressiva, la fantastica pulizia di un sound unico. Potevo scegliere forse The city of blinding lights, in ricordo di quella notte del 2005 a San Siro, ma tra le molte One è anche legata ad un ricordo personale, quella volta al Carnera, in quel fatale giugno del 1992.

18) Stay the night

Un collega cui rivelai la mia ammirazione per il mio coetaneo James Blunt mi disse, ma come, è musica per femmine. Eppure la sua voce dal timbro particolare canta pezzi mai banali, molti dei quali apprezzabili per il sound ed il ritmo.   

19) Mrs Robinson  

La numero uno delle colonne sonore, capace di diventare uno dei migliori album di sempre. Da bambino mio padre non mi fece vedere "Il Laureato", troppo scabroso, e non mi sono più ripreso. Ho recuperato con la musica, che ho poi canticchiato fino alla noia.

20) Smells like teen spirit

E' stata purtroppo mia prerogativa, per diversi assi della musica, cominciare ad ascoltarli dopo che la loro stagione era finita. Così anche per i Nirvana. Comprai Nevermind a New York, molti anni dopo, solo per omaggiare la grandezza tragica di Cobain. 

21) American Music

Sempre Inghilterra, ma è il 1992 a Oxford. In camera con me c'è un ragazzo di San Candido, che mi propone una raccolta intitolata con questo pezzo del gruppo Violent Femmes, di cui non ho avuto altre notizie. Duplicata grazie a Mr Smith (si chiamava veramente così?), ancora oggi gira sul mangiacassette della BMW (e chiude il lato A con American Pie).

22) Waitin on a sunny day

Sempre sia data lode al Boss. Scoperto in età universitaria con una compilation che mi porto ancora in auto, l'ho apprezzato come massimo performer in due live a Udine e Trieste (mandi Trieste) , ad uno dei quali deve molto uno dei miei figli. Chi non vibra dentro ascoltando, alle due del mattino,  Because the night? A chi non parte il piede all'abbrivio di Dancing in the dark? Chi  si trattiene a stento se non può urlare di essere anche lui, a suo modo, Born in the USA E' trascinante. Scelgo questo pezzo in cui ad essere trascinato è l'ottimismo, la speranza in quel giorno di sole.    

23) Do They know It's Christmas

Quando non c'era internet, per ascoltare quella canzone che ti piaceva dovevi aspettare che sbucasse all'improvviso alla radio. Per questa, sapevi almeno con certezza che il 24 dicembre l'avrebbero suonata.

24) I gotta feeling

Non sono mai stato uno da discoteca. Mi ci sono trovato tra le poche, una volta durante un accesso per lavoro al "Drago", ad un certo punto è partita questa hit dei Black Eyed Peas e stavano per venire giù i muri. Indimenticabile come quel 2010 (di cui devo citare anche Waka Waka).

25 Californication

Indicherei l'album omonimo come forse il migliore da me ascoltati, fenomenali i primi 4-5 pezzi. Più dimenticabile fu il concerto dei RHCP, anch'essi passati a Udine in quegli anni, lasciando un ricordo non entusiasmante. 

26) Angie

Fu Luca di Cortina a dirmi di questa canzone. Come, non conosci Angie? Ti faccio subito una cassetta.  Ballata bella e di classe all'altezza dei migliori pezzi degli Stones, tra i quali con Satisfaction il mio preferito è You can't always get what you want

27) Let it be

I Beatles sono i numeri uno, la quantità di pezzi indimenticabili prodotti in pochissimi anni è lì a testimoniarlo. Tra Yesterday e Across the universe, The fool on the Hill, e Lucy in the sky with diamonds, l'ardua scelta mi porta a indicare questa famosissima canzone, che mi folgorò sin dalla prima volta che l'ascoltai. Inarrivabili.

28) Living on my own

Anche i Queen, conosciuti postumi. Indico questa canzone perchè legata al ricordo di una festa da ragazzo (Attimis, 1992?), di quelle in cui si andava con il vestito e la cravatta, della quale fu la regina.  

29) Sunrise

Questa di Norah Jones la lego ad un indimenticabile viaggio in America nel 2004. La radio suonava i pezzi dei loro anni 60 ed erano i mostri sacri del rock, ma anche questo nuovo pezzo cristallino e bello, perfetto per andare a vedere l'alba sul Grand Canyon.  

30) Know your enemy

Quando penso alla musica potente, that make some noise, mi viene in mente questo pezzo non famosissimo dei Green Day. Casse a palla, vicini da avvertire (meglio se sono via). 

31) Bye bye love 

Antichissimo pezzo degli Everly brothers, quelli di Wake up Little Suzie e All I have to do is dream. Avevano la parte del leone in una cassetta che diede a mio padre l'impiegato della banca, evidentemente un appassionato di vecchio rock. Me ne impadronii consumandola mentre preparavo la maturità, leggendo la storia delle relazioni internazionali sul Renouvin. Grazie Mario, eh. 

giovedì 9 giugno 2022

Senza sinallagma

In quasi tutte le situazioni, in quasi tutti i rapporti, ci aspettiamo di ricevere (almeno) in corrispondenza di quanto diamo.

Non è sempre così. Penso ai genitori, che ci hanno dato la vita e tutto senza nulla aspettarsi in contropartita. E cui dovremo rendere, del pari.

E non solo loro: ci sono persone a cui dobbiamo e basta, senza se e senza ma.