Se c'è una questione che incide in maniera grave e decisa sulla libertà e sulla democrazia, in questo Paese, è quella della giustizia.
I tempi sembrano maturi perchè trovi più ampia diffusione la percezione di quanto incidano, tanto sul funzionamento del sistema democratico quanto sulla libertà di noi cittadini, gli attuali "equilibri" tra i poteri, in gran parte in connessione con il totale regime di irresponsabilità dei magistrati, e grazie ad una sempre presente grancassa giacobin-moraleggiante dei puri di turno (tali ovviamente fino al prossimo turno: giunti al quale penseranno forse anch'essi che si può parafrasare Calamandrei affermando che la presunzione d'innocenza è come l'aria: ci si accorge di quanto vale solo quando viene a mancare).
I referendum radical-leghisti sono uno strumento che propone delle soluzioni nella giusta direzione: troveranno formidabili ostacoli, ovviamente autoriferiti ad una difesa della Costituzione (a mio sommesso avviso del tutto malintesa), ma anche il sostegno mio, all'iniziativa e a chi la propone.
Ragionandone nel corso di una interessante iniziativa sul tema (link al minuto 1.00.50), Claudio Martelli è riuscito ad elevare lo sguardo, ricordando in tema di "panpenalismo" quanto ebbe a dire Solgenytsin durante l'ultima conferenza ad Harvard, prima di tornare in Russia: "guardate, io sono stato condannato dal comunismo, ho passato anni in un gulag, ho combattuto il comunismo; so di che si tratta. So che quella forma di autocrazia, di autoritarismo, di regime poliziesco è un "male assoluto". Ma stati attenti voi americani, state attenti voi occidentali: se la Russia ha rischiato di morire di comunismo voi rischiate di morire di giuridicismo". Per Martelli "è un ammonimento profondo perché la vita non può essere tutta quanto sospesa alle regole anche del diritto più perfetto; non può funzionare così, la convivenza. Del resto persino alcuni magistrati che nella loro carriera non si sono risparmiati, nelle loro funzioni dal considerare salvifica la loro funzione accusatoria e la loro funzione giudicante; e al termine delle loro esperienze professionali hanno fatto amare confessioni sull'impotenza di questa via giudiziaria per migliorare o riformare la società. Anche da questo bisogna trarre insegnamento e ridurre la sfera generale del diritto ed in particolare la sfera penale a una dimensione umana accettabile, che non soffochi la vita civile, anche i contrasti normali che esistono nella vita civile, anche quello che non ci piace, anche quello che dal punto di vista morale forse non non gradiamo; ma non ha importanza quali sono le nostre preferenze morali: conta che si organizzi un terreno, un campo, nel quale ciascuno possa esprimersi liberamente finché l' esercizio e la propria libertà non nuoccia ad altri.
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