Quando lo racconto spiazzo un po' tutti: la mia famiglia possiede una piccola chiesa.
A Spigno Monferrato, il paese paterno in provincia di Alessandria che sonnecchia al limitare della Liguria, è ancora ben conservata e consacrata una cappella costruita dai miei nonni come ex voto alla Madonna della Guardia
La sua è una di quelle piccole vicende che, attraversando i grandi eventi, ne costituiscono dimenticata parte integrante. Il vissuto individuale che, secondo Tolstoj, più delle decisioni dei grandi uomini dà forma alla storia, composta anche e soprattutto nelle innumerevoli, oscure e anonime iniziative prese da individui comuni i quali, considerati nel loro insieme, formano quelle grandi masse capaci di imprimere una direzione al percorso della storia umana (...chia).
Certi ricordi rischiano di lasciarci con le persone che più spesso li hanno serbati con pudore e silenzio che condivisi, anche nei racconti ai loro figli o nipoti.
In questo caso qualche brandello di memoria l'ho conservato. Ci sono dei videotape in cui ragazzo intervistavo mia nonna già ultranovantenne, finchè girano i mangiacassette potrei rivederli.
Potrei, senza certo pretendere di resistere alle più calde delle lacrime.
C'è allora questo libretto, composto da mia sorella in seconda media, che rievoca la storia della cappella, con parole di un'adolescente che ben le restituiscono la dimensione di una favola qual è.
E' il 1944. Il Nord è in piena occupazione tedesca. I soldati teutonici sono braccati dall'inesorabile avanzata alleata ed attaccati alle spalle dalle formazioni partigiane, in costante aumento di effettivi. Tra di loro c'è anche mio zio Giovanni, ventenne.
Famiglia di commercianti i miei nonni. Commerciante di legname, carrettiere, poi passato all'autotrasporto su gomma il nonno. Mia nonna lavora in bottega, di proprietà. Negozio, bar, ristorante, albergo, chi aveva un'attività allora faceva di tutto un po'.
La bottega è adiacente alla casa in cui vivono i nonni con i lavoranti.
I soldati irrompono nella notte. Probabilmente in rappresaglia ad incidenti occorsi nei giorni precedenti, si passa alle vie di fatto ed il povero Guglielmo viene ucciso.
La casa è depredata ed incendiata, la famiglia tratta in arresto. Nei tumultuosi momenti il pensiero corre certo alla sorte di Giovanni, mentre il piccolo Piero è in salvo dai nonni materni a Turpino.
La notte passata in carcere trascorre insonne. Il pensiero alla casa distrutta non è nulla di fronte alla concreta prospettiva di una condanna a morte, vividamente rappresentata da un milite: "vi facciamo kaputt!".
Sovviene la fede. In preghiera, i nonni si rivolgono accorati alla Madonna della Guardia venerata nel vicino santuario genovese, chiedendo la grazia della vita, e promettendo in cambio la costruzione di una chiesetta.
L'avvicinarsi del soldato che apre la cella, l'indomani, ha il sapore di una sentenza. Ma è la libertà!
La gioia si mescola alla preoccupazione; se hanno liberato i vecchi, è perchè hanno preso Giovanni: che ne sarà di lui?
Ma anche Giovanni se la cava e torna casa, e la famiglia può festeggiare
Senza badare a spese, e vincendo la resistenza del vescovo di Acqui, la cappella viene costruita e inaugurata, come illustrato dal bollettino "La Madonna della Guardia" di qualche mese dopo, il 29 agosto 1948.
Ogni anno, il 29 agosto, una messa viene celebrata nella piccola cappella.
Vegliata dalla sguardo dei nonni
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