Quanta ragione ha Emma Bonino quando sull'espresso spiega perchè non usa Twitter e affini «che hanno certo aspetti positivi ma rappresentano uno dei drammi formativi più pericolosi del nostro tempo: la negazione della complessità»!
domenica 25 dicembre 2016
Fini nobili, riuscita drammatica
In questo articolo il giornalista Nicola Porro, uno che quando scende nei dettagli, per autocompiacimento e pigrizia prende spesso topiche solenni, dimostra di aver colto l'essenziale del problema tra pubblico e privato nel nostro Paese:
(I politici...) Per combattere l’evasione, hanno reso la vita impossibile agli onesti. Per combattere l’inquinamento trattano la bottega artigiana come l’Eni. Per combattere il lavoro nero, scrivono norme come quella sul caporalato, che produrranno contenziosi micidiali. Gli obiettivi sono sempre nobili. È il principio che è assurdo. Per colpire pochi casi, ma degni di cronaca, si incasina la vita a tutti.
sabato 24 dicembre 2016
Svolte
C'è un momento nella vita di una generazione in cui le note di una canzone, facciamo "Sarà perchè ti amo" dei Ricchi e poveri, diventano ad una cena di coetanei una cosa che fa emozionare, o forse riflettere, senza un perchè che non sia la presa di coscienza del fatto che stiamo invecchiando.
Del resto il portiere del Milan è nato dopo la nostra laurea.
giovedì 15 dicembre 2016
Un amore così grande
Prima di aprire questo blog condividevo alcune riflessioni calcistiche con alcuni amici colleghi che invariabilmente le subivano senza pensare minimamente ad una replica.
Alcune le ho recuperate qui.
Totò mette dentro il 200mo:
Inviato: lunedì 24 novembre 2014 21:17
Oggetto: In alto i cuori
Oggetto: In alto i cuori
Ieri grande emozione al Friuli per i veri tifosi bianconeri.L’attesa era stemperata dal parlare d’altro, per ritrosia mista a scaramanzia.
Quando ormai la prima frazione sotto quella che tornerà ad essere la Nord stava per finire senza la solita perla del nostro eroe, gli animi già indugiavano con inquietudine in foschi e preoccupati pensieri: non è che si blocca alle porte del sogno? E se si infortuna? Il nulla prodotto dai dieci onesti pedatori che con lui compongono (dovrebbero comporre) la squadra non aiutava.
E’ allora che a rompere l’incantesimo ci ha pensato Eupalla, sotto forma di una carambola la cui casualità non sminuisce la bellezza di un gesto tecnico che sublimando rapidità, tecnica e destrezza ha fornito per la speciale occasione il compendio delle doti sensazionali del nostro.
Tutti i presenti si sono alzati per esultare ancora una volta per l’ennesima magia. L’applauso ha unito ragazzini e tifosi che hanno visto la C, abbonati dai tempi di Zico e i siori dei lounge, cassandre ed inguaribili entusiasti con bicchiere di birra in mano, gli scienziati del “al è mior quant ca non jue Di Nadal” e quelli venuti allo stadio apposta per vedere il suo goal.
Per una volta nessuno ha potuto esimersi dall’ammirazione che purtroppo non è mai diventata l’amore vero e sincero di una città per il suo campione unico.
Un amico, mostrandomi nell’intervallo con orgoglio la ricevuta Snai in cui aveva puntato sula marcatura, l’ha detto chiaramente: “non ci rendiamo conto di che fuoriclasse abbiamo avuto”.
Gli ho ricordato che nelle nostre ultraventennali elucubrazioni avevamo sempre sognato il campione che diceva no ad una grande e restava con noi, portandoci sempre più in alto.
E allora non sono le doti tecniche da fuoriclasse assoluto, nè tutti i record che ne fanno l’indiscusso numero uno della storia di una società che ha annoverato almeno altri 5-6 campioni di classe mondiale, tra cui un autentico craque, nè l'incredibile longevità agonistica (152 dei 200 gol segnati dopo i trentanni) a renderlo ai miei occhi eroe inimitabile, ma l'aver voluto incarnare quel sogno.
Ho il rimpianto di non aver potuto leggere quale iperbole avrebbe coniato Gianni Brera per cantare le gesta di questo prestipedatore.
Di certo la sua storia, le sue giocate, i suoi goal raccontano meglio di qualsiasi prosa il calcio nella sua essenza più genuina.
Cari nipoti, se non vi conoscerò, sappiate che quando il numero 10 era indossato da un piccolo grande uomo che con il pallone faceva quello che voleva, io c'ero.
E’ allora che a rompere l’incantesimo ci ha pensato Eupalla, sotto forma di una carambola la cui casualità non sminuisce la bellezza di un gesto tecnico che sublimando rapidità, tecnica e destrezza ha fornito per la speciale occasione il compendio delle doti sensazionali del nostro.
Tutti i presenti si sono alzati per esultare ancora una volta per l’ennesima magia. L’applauso ha unito ragazzini e tifosi che hanno visto la C, abbonati dai tempi di Zico e i siori dei lounge, cassandre ed inguaribili entusiasti con bicchiere di birra in mano, gli scienziati del “al è mior quant ca non jue Di Nadal” e quelli venuti allo stadio apposta per vedere il suo goal.
Per una volta nessuno ha potuto esimersi dall’ammirazione che purtroppo non è mai diventata l’amore vero e sincero di una città per il suo campione unico.
Un amico, mostrandomi nell’intervallo con orgoglio la ricevuta Snai in cui aveva puntato sula marcatura, l’ha detto chiaramente: “non ci rendiamo conto di che fuoriclasse abbiamo avuto”.
Gli ho ricordato che nelle nostre ultraventennali elucubrazioni avevamo sempre sognato il campione che diceva no ad una grande e restava con noi, portandoci sempre più in alto.
E allora non sono le doti tecniche da fuoriclasse assoluto, nè tutti i record che ne fanno l’indiscusso numero uno della storia di una società che ha annoverato almeno altri 5-6 campioni di classe mondiale, tra cui un autentico craque, nè l'incredibile longevità agonistica (152 dei 200 gol segnati dopo i trentanni) a renderlo ai miei occhi eroe inimitabile, ma l'aver voluto incarnare quel sogno.
Ho il rimpianto di non aver potuto leggere quale iperbole avrebbe coniato Gianni Brera per cantare le gesta di questo prestipedatore.
Di certo la sua storia, le sue giocate, i suoi goal raccontano meglio di qualsiasi prosa il calcio nella sua essenza più genuina.
Cari nipoti, se non vi conoscerò, sappiate che quando il numero 10 era indossato da un piccolo grande uomo che con il pallone faceva quello che voleva, io c'ero.
Sconfitta in semifinale di coppa Italia con la Fiore:
Inviato: mercoledì 12 febbraio 2014 16:14
Oggetto: Orgoglio ferito
Oggetto: Orgoglio ferito
Come già altre molte volte, nel solco di quello che ormai è il tratto distintivo della nostra storia, la delusione si accoda al senso dell’impresa sfiorata, accarezzata perché a portata di mano e poi sfuggita per errori che inondano i ricordi di “se”.
… se Cappioli avesse segnato…
… se fischiavano il rigore a Pineda…
… se Bertotto metteva quella palla all’ultimo minuto…
… se Zamboni non faceva quel retropassaggio…
… se Domizzi non stendeva Diego…
… se Armero la piazzava… (questa vale per due partite)
… se Di Natale non sbagliava il rigore…
… se il Mago non faceva il cucchiaio…
… se Totò segnava la prima occasione…
Per me partita capolavoro di Guidolin, cosa si può chiedere di più ad un allenatore. Sotto due volte con gol d’autore ma episodici, mette sotto in casa una delle migliori del campionato (pur con assenze di peso), con una squadra che crea 6 occasioni limpide. Preparazione tecnico tattico mentale perfetta.
Tanto per rimestare in quel rimpianto e nell’orgoglio ferito…
A corredo di un Udinese - Napoli del 2014:
Inviato: lunedì 22 settembre 2014 22:43
Oggetto: totalmente dipendente
Oggetto: totalmente dipendente
Gravi indizi di declino per la scombinata combriccola divisa dal fiume fiancheggiato dai tigli.
Alla terza di campionato ancora nessuna traccia del pippone del lunedì del Ciccio.
Il sottoscritto viene a conoscenza al volgere del venerdì pomeriggio che l'indomani si gioca Milan-Juventus, in altri tempi leit motiv di un paio di settimane di preparazione.
Dopo un Udinese Atalanta:
Il sottoscritto viene a conoscenza al volgere del venerdì pomeriggio che l'indomani si gioca Milan-Juventus, in altri tempi leit motiv di un paio di settimane di preparazione.
Il Pito latita nell'organizzazione della cena programmata da inizio estate, incorrendo nelle ire di Schumacher che lo affronta manco fosse Manuel Amoros.
Il biondino con la camicia di fuori che tanto piace ai Malandrini tace in evidente crisi circa la propria scelta eterosessuale.
Il Branca al solito gigioneggia esibendo la sua conoscenza dei risultati del Rovigo Calcio.
Il Mancio si arrovella su un foglio di calcolo elaborato per dimostrare che tanta inedia nel cazzeggio è frutto di operosità accertativa e si rifletterà in un miglioramento dello step di settembre, ma dal quale emerge invariabilmente che facciamo cagare.
Al Friuli intanto il calcio diventa questo sconosciuto. Dovendo scegliere fra la presunzione di Don Rafaè ed il nulla proposto dai nostri, ma con umiltà da autentici sotans, Eupalla non poteva orientarsi diversamente. Per il tifoso medio la clamorosa involuzione tecnica diventa funambolica occasione per addossarne la colpa al Guido colpevole di difensivismo trasmesso per via ereditaria. Con Totò a secco da 120 minuti già si agitano i fini intenditori che lo vedono unico ostacolo per la corsa scudetto di uno squadrone frenato solo dalla sua zavorra. Del resto la partita è ormai uno stanco contorno nell'attesa che parta il coro TOTALMENTE DIPENDENTE, unica vera attrazione par un popul ca non vueli sparì. Spazio all'attesa spasmodica di un cenno con la mano del vice allenatore più acclamato della storia, che si guadagna la pagnotta con una espulsione al novantesimo da vero capopolo. Nel frattempo allignano le illazioni sul culo (metaforico) di Strama, discusso quasi alla pari di quello (reale) del biondino di cui sopra.
Chi vivrà vedrà, si spera anche tre passaggi di fila.
Inviato: mercoledì 29 ottobre 2014 15:59
Oggetto: Sognare ad occhi aperti
Qualche volta si può, anche quando gli anni verdi sono passati da un po’.
Domenica ero allo stadio e dopo la prima mezzora di calcio vero visto quest’anno al Friuli ho accomunato nella mia mente l’atteggiamento volitivo della squadra all’insistente vento che soffiava sulle tribune, sul campo, sul cantiere, accarezzando i mirabili numeri di un piccolo inarrivabile campione.
Il pensiero è corso ad un’altra Udinese – Atalanta, del lontano aprile del 1997, durante la quale la bora spirava così forte che i rinvii dei portieri si alzavano come lunghi campanili. Nella ripresa il nostro condottiero si alzò dalla panchina, mano nel cappotto come un piccolo Napoleone, e disse ai ragazzi di andare all’attacco: “il dio del vento è dalla nostra parte!”. Lo ascoltarono i ragazzi, avanzarono con folate più forti del vento e gliene fecero due. Sotto la Nord esultarono il fromboliere venuto dalla Germania ed il giocoliere brasiliano dalle ossa sottili.
La domenica dopo a Torino, il giorno dell’espulsione del povero Genaux e della nascita della difesa a tre, iniziò la leggenda di quel gruppo che fece la storia, e nelle partite che seguirono mostrò un calcio mai più visto a queste latitudini.
Stasera probabilmente la viola si incaricherà di risvegliarmi dal sogno di rivivere quelle settimane entusiasmanti.
Ma magari una fuga di Muriel, con tiro nell’angolino…
Rievocando l'apice:
Inviato: lunedì 4 febbraio 2013 22:09
Carissimi, facendo seguito all'odierno amarcord non riesco a trattenermi dall'inviarvi documentazione della partita, decisa dal mitico La Forgia, che rappresenta uno degli apici della gloriosa storia friulana.
Con la vittoria ottenuta contro la capoclassifica giocando gran parte della partita in dieci (infortunio del portiere, non c'erano le sostituzioni), ci siamo portati a due punti a quattro giornate dal termine.
Basta leggere la formazione del milan sconfitto per capire che trattasi di storia del calcio
Allego link al filmato e articolo di cronaca del corriere dello sport.
https://www.youtube.com/watch?v=axPlBoux3cs
Di seguito il tabellino
29^ giornata
Domenica 1° maggio 1955
Moretti, Udine
Domenica 1° maggio 1955
Moretti, Udine
UDINESE vs MILAN 3-2
Reti: 46' Menegotti, 50' Bettini, 52' Vicariotto, 62' La Forgia, 81' Schiaffino
UDINESE: Romano, Zorzi I, Degl'Innocenti, Snidero, Pinardi, Magli, Castaldo, Menegotti, Bettini, Selmosson, La Forgia - All.: Bigogno
MILAN: Buffon, Silvestri, Zagatti, Beraldo, C. Maldini, Fontana, Vicariotto, Schiaffino, Nordahl III, Liedholm, Frignani - All.: Puricelli
Arbitro: Jonni
mercoledì 7 dicembre 2016
I primi bianconeri d'Italia
Sarebbe stato più logico che non entrasse, quella mezza rovesciata di Danilo.
La traversa al 93mo di una partita dominata ma non portata a casa era un'immagine perfetta per descrivere il leit-motiv di una storia, l'arrivare sempre ad un passo dall'impresa.
La traversa al 93mo di una partita dominata ma non portata a casa era un'immagine perfetta per descrivere il leit-motiv di una storia, l'arrivare sempre ad un passo dall'impresa.
Abbiamo vinto, a coronamento di una bella festa in cui non le celebrazioni, ma la ritrovata unità fra una squadra e lo stadio hanno ricordato il legame speciale tra questa terra ed il suo simbolo sportivo.
Perfino una coreografia, nella quale dominava una scritta molto azzeccata:
UDINESE CALCIO 1896 - 120 ANNI DI ORGOGLIO, STORIA E TRADIZIONE
L'orgoglio di un popolo: LA GENTE COME NOI NON MOLLA MAI
Una storia lunga 120 anni: I PRIMI BIANCONERI D'ITALIA
Una tradizione di nobiltà: NON TIFO PER GLI SQUADRONI MA TIFO TE
domenica 20 novembre 2016
We did it!
Il più grande risultato della storia dell'Italrugby, sia pure con degli Springboks al minimo, è al solito un grande ed emozionante spettacolo.
Io e i ragazzi incollati allo schermo, mi sono trovato a urlare "metaaaaaaaa!", in piedi come per uno scatto di Pantani...
domenica 13 novembre 2016
Coreide (1)
Nella mia trentacinquennale frequentazione dello stadio Friuli ho acquisito un profondo patrimonio conoscitivo dei cori da stadio.
Mi piacciono, li apprezzo come forma d'arte popolare, li infliggo ahiloro ai miei figli.
Il tutto è mirabilmente condensato nel coro del momento:
Mi piacciono, li apprezzo come forma d'arte popolare, li infliggo ahiloro ai miei figli.
Ci ho anche ragionato sopra, pratica assai singolare, provando a riconoscere i motivi musicali, a trovare i tratti ricorrenti, a immedesimarmi negli autori.
I cori dei nostri tifosi girano attorno 10-15 parole, sempre quelle, a descrivere il piccolo mondo di noi malati di calcio, che però colora le nostre domeniche.
Udinese e bianconero la fanno da padrone, ovviamente, assieme ai vari Alè, Olè, dai: l'incitamento e il suo oggetto.
C'è poi quello che chiediamo ai nostri beniamini: soprattutto la lotta, e la capacità di non mollare, l'amore per la maglia.
Magari tanti bei goal. E, solo se si può, la vittoria, vincere.
Vincere per il tifoso che è pronto a cantare, la squadra la segue ovunque e non la lascia mai da sola. Pronto a soffrire, ma con tutto l'orgoglio che dà il legame a questa squadra, simbolo di una gente e di una città.
Un amore che durerà finchè vivrà.
Il tutto è mirabilmente condensato nel coro del momento:
Siamo l’armata bianconera,
noi, siamo la curva nord.
Anche nel tuo peggior momento
giuro: io ti accompagnerò.
Bianconero è il color
che ci sale dal cuor
forza vinci solo per la curva nord
I servi sciocchi delle procure
C'è da riflettere, ahimè, su questo questo fondo di Fiandaca che andrebbe letto al primo anno di giurisprudenza, ma forse anche in qualche talk show la volta che c'è Travaglio fra gli invitati.
E' difficile selezionare, in un fluire di argomenti ugualmente penetranti ed importanti, i passi da segnalare.
Parole che pesano come pietre.
E’ un dato di fatto inconfutabile che il processo-trattativa costituisce una esemplificazione straordinaria di un processo inscenato nei media e potentemente alimentato da stampa e televisione, specie nelle sue fasi iniziali: con un bombardamento informativo continuo e drammatizzante, tendente ad assecondare come verità assodata ipotesi accusatorie ardite e basate (tanto più all’inizio) su teoremi storico-politici preconcetti, affondanti le radici in “precomprensioni” soggettive e – purtroppo – costruiti anche in vista del perseguimento di impropri obiettivi lato sensu carrieristici.
Per scienza privata, maturata in una consuetudine ormai lunga di studioso col mondo della giustizia penale, so che qualche pubblico ministero considera più rilevante, in vista del successo di un’indagine o di un processo, l’efficacia della narrazione mediatica rispetto alla stessa fondatezza giuridica della tesi accusatoria.
A sostegno dell’esigenza di mediatizzazione, qualche pubblico ministero ritiene perfino che il processo penale abbia scopi che trascendono l’accertamento dei reati e l’eventuale condanna, rientrando tra i suoi presunti obiettivi legittimi – tra l’altro – la ricostruzione degli eventi storico-politici, siano o meno ravvisabili ipotesi criminose: anzi, un procuratore aggiunto di Palermo ha esplicitamente sostenuto che il magistrato d’accusa è in condizione di ricostruire la storia meglio di uno storico di mestiere grazie al fatto che il magistrato dispone di strumenti coercitivi di accertamento della verità di cui lo storico non può disporre. Una tesi, questa, che non credo abbisogni di particolari commenti.
Detto in altre più semplici parole: sarebbe finalmente il caso di prendere spunto dal processo sulla Trattativa per processare larga parte del sistema mediatico; ma sarebbe, nel contempo, auspicabile che siano i giornalisti a fare autocritica e a processare se stessi. In vista di un recupero della funzione critica della stampa e della capacità di indagare autonomamente sui fatti, senza essere servi sciocchi o interessati delle iniziative non sempre ponderate delle procure.
sabato 12 novembre 2016
Il mondo di Donald (6): Not My President
Questi non sono neanche i sinceri democratici di cui sopra.
Non partecipano, non votano, vengono fuori solo quando ci sono da menare le mani: ovviamente in nome ed in forza della loro superiore moralità, di fronte alla quale, cosa volete che siano le stanche procedure della democrazia...
venerdì 11 novembre 2016
Il mondo di Donald (6): la forza dell'America
La forza dell'America è il vero rispetto per le proprie istituzioni.
Dopo lo scontro più duro che si ricordi, complimenti, strette di mano e collaborazioni.
Perchè, condivise le regole, si accetta il risultato, sicuri che quelle regole tutelino tutti.
Check and balances, ma soprattutto forza morale e istituzioni salde, l'America (che ha metabolizzato ben 8 anni di George Dabliu) può sopportare ben altro che un Trump.
Iscriviti a:
Post (Atom)