di Roberto Calasso
Mi sono lasciato tentare da questo divertissement di Calasso, che raccoglie 4 suoi interventi, di cui il primo (gli altri sembrano poco più di un riempitivo) porta il nome dell'opera e si occupa, come ben s'intende, di bibiliofilia e rapporto con i libri, o meglio della bibliofilia dell'autore.
La scrittura sempre perfetta e la confidenza con la quale Calasso sembra trattare il lettore non riescono ad ingannarci: tra noi poveri amanti della lettura ed un raffinato uomo di cultura come lui passa più di un abisso.
Noi, nel parlare della nostra anti-bibilioteca, al massimo saremmo arrivati a richiamare Eco.
Lui ci porta da Adolf Loos, Hofmannsthal, Pierre Bayle, Aby Warburg, Bobi Bazlen, Borges, Eisler, Carlyle, Gabriel Naudè, Isaiha Berlin, Aldo Manuzio.
Ha i libri posseduti ed annotati da Sacks, la lettera 42 di Brodskij, è stato presentato alla London library da Chatwin.
Nella prima pagina c'è tutto quello che c'era da dire: Il miglior ordine, per i libri, non può che essere plurale, almeno altrettanto quanto la persona che usa quei libri. Non solo, ma deve essere allo stesso tempo sincronico e diacronico: geologico (per strati successivi), storico (per fasi, incapricciamenti), fisiologico (connesso all’uso quotidiano in un certo momento), macchinale (alfabetico, linguistico, tematico). È chiaro che la giustapposizione di questi criteri tende a creare un ordine a chiazze, molto vicino al caos.
Rimane solo il superfluo, e qui cominciamo a divertirci, mentre ci racconta:
La regola del buon vicino, la serendipity in salsa libraria;
Cosa è una vera collana (una serie di libri che, tutti, dovrebbero interessare ad un suo lettore ideale);
Chi è il vero lettore;
A cosa (non) serve l'ordine alfabetico;
La grande virtù dei libracci;
La peculiarità che rende la prima edizione anche unica;
L'importanza dei libri che non si leggono subito
La libreria ideale (sta/stava a Barcellona);
Le necessità di annotare sui libri (corro a nascondermi dietro la lavagna);
L'equazione tra la presenza di un'istituzione come la Londo Librabry e la civiltà;
L'importanza delle dimensioni dei volumi (pensando agli in-folio di Bartolo da Sassoferrato che papà teneva in corridoio).

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