martedì 14 agosto 2018

Fiori sopra l'inferno

di Ilaria Tuti

Impossibile non ammetterlo. Ho preso e letto questo libro condizionato da un fortissimo pregiudizio favorevole all'autrice, mia coetanea e gemonese (pure carina).
Sarà anche per questo, ma appena ho preso il ritmo non mi sono scollato sin quando l'ho terminato.
Narrazione incalzante, scrittura pregevole, costruzione interessante.
Poi c'è lei, Teresa Battaglia la rossa: più del personaggio di un libro, diviene nel procedere della lettura un'amica per la quale si palpita (non senza identificarla con qualche collega dai modi affini).
La commissario (di Udine...) capisce fin dal primo momento di trovarsi di fronte ad un caso non comune, che sfida il suo intuito e le sue forze che sembrano venire meno. Restando fedele a se stessa riesce alla fine a evitare l'ultima tragedia.
Il piacere della lettura era già completo, nell'attesa della  prossima avventura.
Poi, nell'epilogo, ho ritrovato queste parole:
 Questo romanzo affonda le radici nei paesaggi della mia terra.
In questo senso, nulla è stato inventato. Travenì, con la sua foresta millenaria, l’orrido, le miniere, i laghi alpini e le vette da vertigine, esiste davvero, sotto altro nome. Le montagne, le stagioni, gli odori e i colori della natura mi hanno accompagnata fin dall’infanzia e non potevano che fare da sfondo a questa storia. E, anzi, forse diventarne parte integrante, quasi fossero un personaggio.
La mia è una terra generosa che però sa anche prendere, ha forgiato i suoi figli con la fatica di un passato agreste e la violenza di un sisma che ha cancellato case e intere famiglie, ma non ha scalfito la loro determinazione. Tutto è stato ricostruito com’era, dove possibile, per anastilosi, numerando le pietre cadute quando ancora si contavano i morti. Si è andati avanti senza però dimenticare e il sisma è entrato nel nostro DNA.
Questo romanzo è dedicato anche a lei, la mia terra.

La mia terra segnata dal terremoto

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