domenica 7 febbraio 2016

Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo (diventare)

Ma chi gliel'ha fatto fare di andare in Egitto, da quei Paesi bisogna tenersi alla larga.
Mettersi poi a scrivere articoli sulla situazione politica equivale a cercare fastidi, meglio lasciare perdere ed essere prudenti.
Che poi il regime di quel Paese sarà brutale ma è il principale freno all'Isis, è un nostro alleato e non degli ultimi, non possiamo piantare troppi casini.

Sensate parole, che esprimono in toto il pensiero di persone ragionevoli quali non possiamo accettare di diventare.
Noi, di una generazione che ha avuto la fortuna di non vivere la guerra civile, la violenza politica, i contrasti ideologici, e di non trovarsi ancora, come questi ragazzi, obbligata ad andarsene per cercare il meglio per sè.
Noi, di un Paese che ha nella sua disposizione a mediare, attutire, abbozzare una prerogativa del carattere nazionale (e dell'azione dei governi) forse criticabile per molti versi, ma che qualche volta ci porta ad essere un po' più umani.
Ma che un giovane uomo (antropologicamente molto diverso da chi scrive, ad occhio non mi sarebbe stato molto simpatico) sia massacrato di botte per fargli svelare le fonti degli articoli che scriveva è troppo anche per noi.
Senza minacciare guerre nucleari o assalti alle Piramidi, che la dignità sia con noi nel chiedere almeno la verità, la stessa per l'amore della quale è morto Giulio.  


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