Siamo uno di meno, e quell'uno è Sebastiao Salgado.
Poche settimane l'ho definito l'uomo che più ammiravo. Un grande artista, che ha fatto della sua opera non solo testimonianza, ma anche azione.
Non scatti, non reportage, ma progetti durati anni per dare contributo alla comprensione di fenomeni epocali. Workers l'essenza della fatica e della dignità dei lavoratori. Exodus, l'inarrestabile forza delle migrazioni. Genesis, i paesaggi e popoli rimasti intoccati dall’assalto della modernità e del progresso. Amazonia, la testimonianza di una natura antica che forse tra 50 anni non ci sarà.
Il lavoro, la migrazione, l'ambiente. Di cos'altro deve occuparsi un artista, un intellettuale?
L'arte più grande è quella in cui l'altezza estetica si accompagna all'idea, ancor più se diventa istanza etica.
E Salgado è stato sempre attento alle identità dei popoli, alle fragilità del pianeta, all’esaurimento delle risorse, alle desolazioni della povertà, dello sfruttamento e della guerra, capace di ascoltare una natura che grida la sua bellezza affinché l’uomo si svegli e decida di salvarla e di salvarsi. C
ome ha detto Peter Sager: “Pur senza la minima traccia di sensazionalismo, le immagini di Salgado hanno una loro spettacolarità. I suoi vigili del fuoco, i suoi operai metallurgici sono eroi al lavoro, talvolta ai limiti dell’idealizzazione romantica. I coltivatori delle piantagioni di canna da zucchero cubane brandiscono i loro machete come guerrieri di epoche arcaiche. E i fuggiaschi etiopi avvolti nei loro panni, ai margini del deserto, sembrano i personaggi di una tragedia antica. Sono immagini estreme di realtà estreme. Il pathos, il gesto elegiaco emana dai soggetti quanto dal modo in cui vengono rappresentati. Gruppi di madri con bambini, scene di passione, masse in gran movimento: queste immagini raccontano storie bibliche che Salgado cita con la passione di un teologo marxista della liberazione”.
E' esemplare il racconto di come nacque Genesis.
Siamo animali molto feroci, siamo animali terribili noi umani. La nostra è una storia di guerra, una storia senza fine, una storia folle. Sia qui in Europa, che in Africa, in America Latina, dappertutto. Siamo di una violenza estrema. E' stato il mio ultimo viaggio, in questa disgraziata avventura nel Ruanda. Quando sono andato via, non credevo più a niente, non poteva esserci salvezza per la specie umana. Non si poteva sopravvivere a una cosa simile.
L'inizio dell'esperienza della riforestazione della tenuta affidatagli dal padre, che Salgado iniziò con scetticismo convinto da Lelia, fu la scintilla che fece tornare la voglia di ricominciare, questa volta cambiando il soggetto delle sue foto per narrare i luoghi incontaminati del pianeta.
Il coronamento c'è poi stato con Amazonia. Studio, lavoro, viaggio nel cuore della terra e vera empatia per le persone che abitano questo mondo antico e unico: "My wish, with all my heart, with all my energy, with all the passion I possess, is that in 50 years time thies book will not resemble a record af a lost world. Amazonia must live on - and always at its heart, its Indigenous inhabistants".
Salgado credeva che il genere umano abbia posto le basi della propria estinzione, superando i limiti dei danni che poteva arrecare alla terra. Ma in fondo, le sue parole lo confermano, conservava la speranza nella possibilità che le cose cambino, e ha fatto intero la sua parte, di artista e di persona, perchè ciò accada, in maniera di cui stento a trovare l'eguale.
Ha dato così, a noi incapaci della sua arte e della sua comprensione delle cose più importanti, il più grande degli esempi.
Ben lo ricorda il suo Instituto Terra:
“È con profondo dolore che annunciamo la scomparsa di Sebastião Salgado, il nostro fondatore, mentore ed eterna fonte di ispirazione.
Sebastião è stato molto più di uno dei più grandi fotografi del nostro tempo. Insieme alla sua compagna di vita, Lélia Deluiz Wanick Salgado, ha seminato speranza dove c’era devastazione e ha fatto fiorire l’idea che il ripristino ambientale è anche un profondo gesto d’amore per l’umanità. Il suo obiettivo ha rivelato il mondo e le sue contraddizioni; la sua vita, il potere dell’azione trasformativa.
In questo momento di lutto, esprimiamo la nostra più sentita solidarietà a Lélia, ai suoi figli Juliano e Rodrigo, ai suoi nipoti Flávio e Nara e a tutti i familiari e gli amici che ora condividono il dolore per questa immensa perdita.
Continueremo a onorare la sua eredità, coltivando la terra, la giustizia e la bellezza che lui credeva profondamente potessero essere ripristinate.“.
Ti sia lieve la terra, Sebastiao, la tua terra.













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