venerdì 23 febbraio 2024

Anna Karenina

 di Lev Tolstoj

Divento cinquantenne, ho voluto compilare due liste, quella dei libri che mi mancano assolutamente, quella dei libri da rileggere.

La prima ho voluto cominciarla con "Anna Karenina".

Inevitabile il confronto con "Guerra e pace". Tolstoj scrive non dell'inizio del secolo ma della sua contemporaneità. L'epos diventa vita reale, i personaggi non simboleggiano dei tipi di umanità ma sono persone reali, che vivono, desiderano, soffrono e sbagliano. E amano, sì amano.

I fatti piccoli e grandi della vita sono l'occasione, specie per Levin, di porsi le grandi domande, ma si torna poi alle esperienze vere, i balli, la caccia, le corse ed il gioco, e poi l'amicizia, il tradimento, la morte, la vita che nasce, la fede.

La fine tragica di Anna, se non l'avessi saputa in anticipo per via della notorierà della trama, mi avrebbe colto di sorpresa non di meno di quella di Matteo Carati. Se è vita vera, non sempre le cose vanno come si vorrebbe.

Subito transita nella seconda lista. 


Ci ho messo sopra una X

Ho appena disattivato il profilo X.

Non ce l'ho con Elon Musk, o meglio non ho approfondito le sfaccettature di quello che mi sembra il bel disastro che ha combinato.

Ho twittato rare volte, sperimentando il tipo di reazione che caratterizza interazioni di questo tipo: rapida, breve, tagliente, senza replica o quasi.

Non fa per me, la scarsa possibilità di esplorare la complessità di vicende, idee, persone,  di dialogare, di comprendere il punto di vista dell'altro.

Meno ancora mi piace toccare con mano quanta cattiveria, stupidità o ignoranza, al netto dei profili fake e di leoninità da tastiera, si palesi in cosi tante persone (persone?).

Poi magari ci si concentra su una minoranza di reazioni che impressionano negativamente; ma trovare sotto a messaggi di cordoglio per Navalny decine di "E allora Assange?" piuttosto che accuse di nazismo è troppo.

Faranno senza di me, credo non mi rimpiangerà nessuno.

L'onore decente della libertà

Una settimana fa, quando aprendo il cellulare ho appreso la notizia dell'uccisione di Navalny, mi si è gelato il sangue.


Non riesco a ricordare da quanto tempo non ricevevo una notizia così brutta, ho pensato. E anche, che forse i miei stessi pensieri erano quelli di un francese o di un inglese che nel 1935 apprendeva le notizie che venivano dalla Germania.

Dove, dove andremo a finire?

Riusciremo ad arrestare questo piano inclinato di democrature, autocrazie, cancel culture e intolleranza che avvelena il mondo che abbiamo immaginato come desiderabile, e ad un certo punto creduto possibile?

Questo anno che si presenta funesto, ci porterà le sventure che si paventano?

Delle idee e della vita di Aleksej Navalny non so moltissimo (ci ha provato il collaudato mix di propaganda prezzolata e di tifoseria ad infangarne la memoria); ma l'esempio che ha dato e che mirabilmente ha descritto Adriano Sofri è quanto di più alto si possa immaginare, il sacrificio della vita per non rinunciare alla propria libertà.

Era un uomo come me, praticamente un mio coetaneo. 

La sua morte è un'atroce delusione quanto il coraggio che ha dimostrato e incarnato è speranza.

"Gli rende onore chi ancora sa che cosa sia l’onore decente della libertà"

domenica 11 febbraio 2024

Martin Eden

 di Jack London


O Martin, Martin!

Quanto ti ho sentito vicino, come i protagonisti dei più bei romanzi, come  Juri, David, Giorgio... la grandezza dei migliori narratori è in questo, nel farti partecipare a vicende lontane, di persone diverse da te nel tempo e nel modo d'essere, come fossero tue

Romanzo complicato da comprendere appieno, con i suoi molti riferimenti alle discussioni e alle tematiche culturali e politiche contemporanee alla sua scrittura, forse anche nei suoi tratti autobiografici.

Lo sforzo di Martin per elevarsi culturalmente, per rendersi degno dell'amore di Ruth, dopo i più duri sacrifici e la delusione dell'abbandono ha l'effetto di formare una persona che è diversa nei modi e nelle conoscenze, ma non nell'animo.

Quando arriva il successo, tanto cercato non in sè ma come mezzo per dimostrarsi all'altezza di lei, si dimostra inutile perchè la adamantina sincerità di Martin gli impedisce di accettare la considerazione che deriva non dal suo valore, che era lo stesso quando faceva, reietto, la fama, ma dagli inopinati esiti di una industria culturale verso cui la critica di London è feroce. 

Quando capisce che il risultato di tanta fatica è stato allontanarsi dall'autenticità di persone come Lizzie, della sua stessa classe sociale (cui però non può più tornare), di non essere apprezzato come Martin ma come l'autore di fama, il senso di inutilità è più forte di ogni resistenza.
Questo solo capì. Di essere caduto nella tenebra. E nell'istante in cui seppe, cessò di sapere



sabato 10 febbraio 2024

No gains without pains

Ho appena ordinato per mio padre una etichetta adesiva, al prezzo di circa 1/3 di quello che l'avrei pagata in negozio.
È sabato pomeriggio, arriverà domani.
Mi chiedo chi abbia prodotto l'etichetta, chi guiderà domani il furgone.
A occhio un operaio cinese ed autista che accetta turni festivi, verosimilmente uno straniero.
Vogliamo i beni a basso costo, ma non accettiamo che le imprese facciano ragionamenti economici che possono portare a chiudere una fabbrica a Torino, a Brescia o a Porcia.
I nostri figli non vogliono lavorare di domenica, e noi li sosteniamo, ma ci stanno sulle palle gli stranieri che vengono a farlo al posto loro.
Mi viene in mente quel detto "No gains without pains", non possiamo avere benessere e larghezza di beni di consumo senza condividerli con la più larga parte del mondo e al tempo stesso lavorando e sacrificandoci di meno.
Quasi quasi scimmiotto il "trilemma di Rodrik" e formulo il "trilemma di Gandolfo": non si può avere contemporaneamente beni a basso costo, lavoro comodo e niente stranieri a lavorare come schiavi 

E tanto già lo so, che l'anno prossimo...

Mai come adesso, la prospettiva di giocare di sabato, l'anno prossimo, è seriamente concreta.
Annata sconclusionata, serie infinita di errori e molta, troppa presunzione, fino alla discutibile scelta di non intervenire nel mercato di gennaio, mentre la mancanza di una seconda punta e anche di esterni affidabili e propositivi appare evidente.
Andremo in B?
C'è sempre la parte irrazionale dell' essere tifoso, che porta a sperare.
Che anche per la partita di lunedì, a Torino contro la vecchia signora che ha appena fallito due gare di fila, ti fa sperare che contro ogni logica vada a finire che portiamo a casa qualcosa.
Ale ale oh oh