E' morto Maradona.
Mentre sto sbadigliando davanti ad una stanca riunione a distanza, mi mostrano un messaggio con questa frase senza senso.
Nonostante la notizia non giunga del tutto inaspettata, raramente ho avuto la sensazione di una mancanza che mi è parsa così impossibile; c'è sempre stato, Maradona, da quando ho memoria e lui era già il migliore al mondo.
Il re del calcio, il campione che ha interpretato al massimo livello questo fantastico sport mostrando inimmaginate acrobazie, ora non c'è più.
Il funambolo geniale che inventava traiettorie impossibili era anche un uomo fragile, incline ad autoassolversi dagli altri errori che gli sono costati infinite cadute, e si era già giocato più d'una vita.
Qualcuno distingue il fenomenale calciatore dall'uomo, sottendendo o declinando un giudizio negativo sul secondo. Non cercando nel campione necessariamente un esempio, registro che da tutti i suoi compagni e avversari mai si è alzata una voce negativa, tutti a volergli bene; e allora di quei giudizi sinceramente dubito.
Come tifoso per me era un avversario. Era il migliore, ci segnava e ci faceva rosicare. C'ero quando a Udine fece le prove del gol di mano (Zico se la prese moltissimo, fu la sua ultima partita con noi se non erro). Un'altra volta che in cinque minuti recuperò un 2-0 ero tra quelli che schiumavano di rabbia vedendolo esultare, e poi allargare le braccia in segno quasi di scusa.
Contro il Milan impegnò dei duelli d'altri tempi, lui la genialità e l'individualismo contro l'organizzazione della macchina da guerra sacchiana.
Quella notte del 90 a Napoli, poi ci tolse il sogno di un mondiale che era nostro.
Del perchè il calcio sia lo sport più amato è stato l'evidente emblema, lui piccolo e brutto ma indiscutibilmente il più forte.
Gianni Brera (il Maradona del giornalismo sportivo) trovò per lui alcune tra le sue parole più belle:
Maradona è la bestia iperbolica, nel senso infernale, anzi mitologico di Cerbero: se fai tanto di rispettarlo secondo lealtà sportiva, lui ti pianta le zanne nel coppino e ti stacca la testa facendola cadere al suolo come un frutto dal picciolo ormai fradicio. E' capace di invenzioni che forse la misura proibiva a Pelè, morfologicamente irregolare nei soli piedi piatti, peraltro funzionali nella bisogna pedatoria. Maradona è uno sgorbio divino, magico, perverso: un jongleur di puri calli che fiammeggiano feroce poesia e stupore (è dei poeti il fin la meraviglia). Talora uno dei suoi piedi serve fulmineamente l' altro per una sorta di paradossale ispirazione atta a sorprendere: ma quando vuole, questo leggendario scorfano batte il lancio lungo che arriva, illumina, ispira: capisci allora che i ghiribizzi in loco erano puro divertissement: esibizione per i semplici: se il momento tecnico-tattico lo esige, in quelle tozze gambe animate dal diavolo entra solenne il prof. Euclide. E il calcio si eleva di tre spanne agli occhi di coloro che, sapendolo vedere, lo prediligono su tutti i giochi della terra.
Ma sì, forse sei stato un sogno: ho visto Maradona, innamorato son.
Altro articolo di Brera, tanto per duplicare i motivi di nostalgia: