sabato 25 maggio 2019

La coppa degli immortali.

Milan 1989: la leggenda della squadra più forte di tutti i tempi raccontata da chi la inventò

di Arrigo Sacchi con Luigi Garlando.


Iniziato e finito in giornata.
Prenderlo e leggerlo era una specie di atto dovuto, un tributo a quella vittoria e anche un po' alla mia adolescenza.
Sacchi parlando in prima persona rievoca il primo biennio alla guida del Milan, culminato con la vittoria di Barcellona.
Il leit- motiv è la portata innovativa dei concetti da lui introdotti e che rivoluzionarono il calcio.
Capovolse il deprecabile motto dei gobbi, e lo scrive: "Vincere non sarà mai la sola cosa che conta".
Quelle partite le ricordo tutte, è interessante vederle raccontate da chi le visse dietro le quinte, e ci racconta i particolari del rapporto con i calciatori e con Berlusconi.
Traspare oltre al giusto orgoglio un po' di presunzione. Ma se non non a lui, a chi dovremmo concederla?
L'appendice finale è dedicata alla visione del calcio italiano trentanni dopo, a suo dire un'occasione sprecata (di proporre il suo calcio, ergo primeggiare).
E' stato un grandissimo e unico, Arrigo. Personalmente apprezzo quanto e più del suo altri modi di proporre il calcio (stravedo per l'Uruguay di Tabarez), e non amo chi eccede in "ideologia" calcistica.
Tuttavia, chapeau.

Che notte, quella notte

Per tredici anni, finchè mi sono sposato, ho avuto questo poster sopra la testa nella mia camera:
Una vittoria unica, la madre di tutte le vittorie.
Impresa sportiva memorabile, di una squadra che è stata classificata la migliore squadra di club di tutti i tempi, di una società ed un allenatore che hanno cambiato profondamente il calcio.
Evento irrepetibile e mai ripetuto, un esodo di novantamila persone a tifare e gioire lo straordinario successo di un glorioso club, preso meno di cinque anni prima sull'orlo del fallimento e della B.
La goduria di vincere esagerando nel risultato e proponendo il migliore calcio mai visto non è facilmente descrivibile. Pochi anni prima papà mia aveva regalato una spilletta dicendomi "la metterai quando vinceremo lo scudetto", ed io abbozzavo reagendo come farebbe oggi un tifoso della Sampdoria, ed ora ero lì a vedere Baresi ad alzare la coppa. Alzala, Franco, falla vedere (altro poster in camera, sul fianco del mobile). 
C'ero anch'io, quella notte.
Che avventura.
Papà aveva scovato due posti su una corriera del Milan club Latisana, trascurando anche il fatto che la partita era nel giorno in cui Simona compiva 18 anni. Siamo partiti a mezzanotte del lunedì, sette corriere dal Friuli. Viaggio incredibile, le soste non finivano mai, siamo persino rimasti senza benzina a dieci chilometri dal confine spagnolo.
Arrivati alle 22 del martedì a Lloret de Mar, con posto prenotato in una pensione che la seconda stella l'aveva rubata, probabilmente.
L'indomani era previsto un rapido tour della città e poi la cena alle 18. 18? con la partita alle 20.30?
Io e papà capeggiammo una rivolta per saltarla a piè pari, e ciononostante il viaggio di avvicinamento al Camp Nou fu di una lentezza esasperante.
La partita aveva il finale già scritto, ma fu il perfetto manifesto del calcio sacchiano. Ricordo un Gullit immenso, che sembrava riempire il campo da solo, molto più impressionante che in tv.
Che festa, poi, anche a Lloret, fino alle tre!
Alla partenza, fissata per le sei, mancavano tre della corriera. Peccato che non c'era la lista delle camere e non si poteva recuperarli. Sono arrivati alle 8.30, fra i commenti più pittoreschi (viodiu! il miedi, l'ingeniar, l'avocat).
Grazie, papà!

lunedì 20 maggio 2019

Senza di voi casca tutto

"Certo, io una cravatta così..."

"Ma infatti lo ritengo un tuo limite."


E sono tre anni. Ed è un mese.
Con la triste sensazione che sia tutto finito


Con un canestro di parole nuove, calpestare nuove aiole

mercoledì 15 maggio 2019