domenica 6 luglio 2025

Carnera

 di Daniele Marchesini

In questo libro, che inseguivo da molti anni, si mescolano i tratti di una biografia del campione di Sequals e molto contesto storico.


L'informata ricerca di Marchesini mantiene un giusto equilibrio tra mito e ricostruzioni demolitorie, come dimostra l'assennato giudizio sui rapporti con il regime.

Carnera ebbe molte vite: bambino nel Friuli della fame più nera, adolescente emigrato in Francia e reclutato come gigante da esibire nel circo, giovane atleta costruito sia come pugile sia come personaggio in maniera controversa, campione celebrato ed utilizzato dalla propaganda del regime, poi rapidamente ex campione in declino e quasi alla fame, infine uomo capace di costruirsi una nuova carriera nella lotta, di nuovo campione del mondo.

Conobbe principi, capi di stato attrici e miliardari; la fame e gli abiti eleganti, il circo e le cabine di lusso dei transatlantici; la gloria e la solitudine dopo la sconfitta, la popolarità e l'abbandono di chi si era arricchito a suo danno.

Marchesini dedica attenzione alla vita degli emigranti, al contrastato affermarsi della boxe come sport popolare, al ruolo della malavita nell'affare che diventò, al giudizio sul reale valore sportivo di quello che fu soprattutto un personaggio, ma anche un atleta che seppe crescere, ai meccanismi della pubblicità e al ruolo dell'eroe sportivo nella società di massa, alla cura del corpo nella ideologia fascista, alla strumentalizzazione del campione poi seguita dalla censura applicata  alle immagini della sua sconfitta.

Sullo sfondo rimane l'uomo che fu il più grande campione espresso da questa terra, un uomo che conobbe la fatica ed il dolore, ma seppe rialzarsi e alla fine conquistare quello a cui teneva, il benessere per la sua famiglia.

Mi sovvengono, collegamento certo arbitrario, le parole di Gigi De Agostini in un'intervista alla Gazzetta di qualche settimana fa:

"De Agostini, che qualità si riconosce? 

La tenacia. Una volta in nazionale mi infortunai alla caviglia, Bonaparte mi telefonò: guarda che domenica devi stringere i denti, sennò che friulano sei? Ogni volta che la vita si mette di mezzo ci ripenso. Ho avuto il tumore, ho problemi al cuore, sono brachicardico e di recente mi hanno messo un pacemaker. Ma guardo avanti con speranza e fermezza, sennò che friulano sarei?"

Primo restò uno di noi. Il vero momento di gioia descritto nel libro è quello, commovente, del suo ritorno da campione a Sequals, paese nel quale poi rientrò anche per morirvi e trovarvi sepoltura.

Non molti anni fa anche Giovanna Maria rientrò a vivere in Friuli, con queste parole: 

"Fin da piccola papà mi parlava continuamente del suo Friuli. Mi ha colpito nell’anima quella sua passione profonda per un paese che lo ha visto nascere povero ma che gli ha dato tanta ricchezza dentro: umiltà, dignità e un grande amore per la sua famiglia. Da anni volevo tornare in questo paese straordinario ma la vita ha voluto che prendessi un’altra strada. "


 

sabato 5 luglio 2025

Un uomo assiale

Qualche mese fa ho parlato del singolare libro di Sergio Sarti "L'Uomo assiale".

L'ultima volta che ho visto Vittorio, che lo ha editato e poi me ne ha fatto avere una copia, mi ha parlato di una presentazione dell'opera avvenuta un paio di giorni prima con l'entusiasmo che metteva in tutte le cose, ma con uno speciale trasporto per l'argomento trattato. Mi è parso che volesse dirmi: queste sono le cose di cui è importante occuparsi, di cui voglio occuparmi.

La lettura dell'opera mi ha fornito la descrizione di un tipo d'uomo consapevole dell'importanza della spiritualità come elemento che eleva l'uomo, nella misura in cui è capace di metterlo a contatto con la trascendenza, ma anche di farsi interprete di un rapporto misurato e maturo con la comunità.

Io credo che Vittorio si immedesimasse nell'uomo assiale, che abbia dato corpo come poche altre persone che io ho conosciuto all'ideale descritto da Sarti.

La partecipazione alle sue esequie hanno confermato il diffuso rispetto che il suo agire ha generato nelle persone più varie, alle quali ha dedicato attenzione, impegno, simpatia. Nelle poche occasioni di incontro che abbiamo avuto ho sempre avuto l'impressione che mi desse un'importanza che sentivo di non meritare, e credo facesse così con tutti, mosso da istintivo tratto umanista.

Lo ricordo con tanta stima e grandissima simpatia. Mancherà molto non solo alla sua bella famiglia, ma anche alla cultura e alla collettività per le quai si tanti prodigato.