giovedì 13 febbraio 2025

Genesis

 di Sebastiao Salgado

Se mi chiedessero di indicare un uomo che ammiro, probabilmente direi Sebastiao Salgado.
Ero ragazzo quando sul Venerdì di Repubblica pubblicarono il suo reportage sulle miniere d'oro da cui è derivato Gold, e fu l'inizio della mia fascinazione per la fotografia.
Quando ho scoperto Genesis, ho compreso che la bellezza delle opere era specchio del suo sforzo (della sua capacità) di rendersi tramite di un'altra e superiore bellezza, quella della natura e dei suoi abitanti.
Nel leggendario "Il sale della terra" Wenders ha narrato molto della vita e dell'opera di questo straordinario artista, concludendo con le immagini della tenuta che lui e Leila sono stati capaci di portare a nuova vita, riforestando ettari di terre divenute aride. La visione della vita che rinasce, per mano di un uomo, tocca ed emoziona.

Con Instituto Terra i Salgado hanno dato vita e corpo (milioni di piante) all'idea che non si debba rassegnarsi all'idea che il pianeta verrà devastato, che le immagini di questo magnifico giro del globonei posti meno raggiungibili non diventino, tra 50 anni, la testimonianza di un  mondo perduto.

Antardine, Amazzonia, Etiopia, Stretto di Bering, Indonesia, Magadascar, Arizona. 

In viaggi che fanno ricordare Mr Livingstone Salgado ha raggiunto mete le più sperdute, incontrato popolazioni che ancora vivono con antiche tradizioni e usi strettamente legati agli elementi della natura che li circonda, fotografato balene, caimani e ghepardi, iguane e pinguini, baobab e fiumi ghiacciati, le montagne a cima piatta dell'amazzonia e l'Ob gelato, iceberg e canyon, donne con dischi labiali e  bambini imbacuccati nelle pelli di renna.

Lunga vita, Tiao, see you in Amazonia







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