Nel campionario di sgrammaticature, strafalcioni, assurdità soprattutto di emerite cazzate che ci hanno offerto i ministri a cinque stelle negli ultimi mesi, assume una luce particolare la presa di posizione del vicepremier Luigi di Maio in merito al suo candidato al comune di Corleone.
Tale Maurizio Pascucci, infatti, si è reso responsabile addirittura di essersi fatto fotografare con il signor Salvatore Provenzano, imparentato con il più noto Bernardo, e di aver dichiarato nell'occasione di voler parlare con i parenti dei mafiosi.
Apriti cielo.
Svelata la notizia da Repubblica, fulmini e tuoni dagli avversari politici, che imputano al M5S evidente mafiosità. Tuoni e fulmini dal capo politico, che scomunica il suo candidato sindaco seduta stante: «Lo Stato deve stare attento a non avvicinarsi mai, neppure con la propria immagine, a quella gente». Espulsione decisa (in realtà non può deciderla, regole alla mano: infatti «Mi sono rivolto ai probiviri e Pascucci merita l'espulsione», tanto per restare in tema di metodo mafioso).
L'utilizzo a fini opposti non toglie che d'accordo si trovi tutto l'arco costituzionale: la foto è scandalosa, il candidato sindaco è un favoreggiatore della mafia.
Chi potrebbe metterlo in discussione?
Un paio di dati di fatto aiuterebbero a inquadrare meglio la vicenda.
Salvatore Provenzano (ha sposato una nipote di Zu Binnu) è incensurato.
Pascucci dichiara che «Con la foto volevamo trasmettere il messaggio che i parenti dei mafiosi che prendono le distanze dai proprio congiunti non possono essere esclusi dalla comunità»
In pratica, ciò che viene imputato a questo Pascucci è di ritenere che le colpe dei padri e degli zii non ricadano sui figli e sui nipoti, che anche a persone che portano certi cognomi debba essere data una possibilità di una vita normale ed onesta.
Ciò che il nostro vicepremier ed i suoi detrattori, e gli haters riuniti della rete tutta non riescono neanche a concepire, evidentemente. E nemmeno il direttore di Repubblica, che pure dovrebbe comprendere bene il peso del cognome nella vita di una persona.
La cosa più sconcertante, tuttavia, è un'altra.
Discernere le situazioni comporta la necessità di informarsi, conoscere, riflettere, comprendere, attività fuori moda in tempi in cui il click è immediato. Molto più semplice, sentita la parola mafia e vista una foto, emettere la propria inappellabile sentenza.
Il dramma della comunicazione pubblica emerge palese ove di fronte ad una situazione complessa che andrebbe spiegata, compresa, si preferisce soprassedere dall'analisi e arrivare alla conclusione più facile, anche se sbagliata.
Dove andremo a finire?
The answer, my friend, is blowing in a storm