Interessante questo articolo de L'Espresso che con la direzione Cerno ha una rinnovata attenzione ai radicali.
La parte sugli sbagli va via un po' corta: ma l'aspetto rilevante è l'aver individuato la peculiarità vera della nostra storia: Che i Radicali, in tutte le loro numerose metamorfosi, abbiano intuito quanto si andava annunciando nella società italiana è un fatto inoppugnabile.
Poco importa se Esposito individua un paradosso fra tale merito e la "durata", errando clamorosamente in quanto si parla del più longevo partito italiano, ed in quanto il paradosso è la proporzionalità inversa fra la lungimiranza ed i riscontri elettorali.
E' bello leggere, anche ora che #ètuttofinito, che
Se già alla fine degli anni Cinquanta coglievano la crisi del centrismo democristiano che avrebbe portato alla nascita del centro-sinistra, negli anni Ottanta già si collocavano in quell’orizzonte postpartitico oggi pienamente realizzato. Ma la loro grande intuizione risale agli anni Sessanta, quando essi entravano in sintonia con una svolta di grande portata. Si tratta di quel salto antropologico che possiamo definire biological turn, destinato a cambiare irreversibilmente la forma e la materia della politica. Quella che allora si contagiava, dai campus delle Università americane ai boulevard di Parigi, era la centralità assunta dalla vita biologica nelle dinamiche politiche.
E, più che i raffinati riferimenti intellettuali, è bello leggere un riconoscimento come questo: che Basterebbe la restituzione dell’onore a Enzo Tortora per conferire un significato alla storia del Pr.