sabato 15 marzo 2025

Mandi Bruno

Se n'è andato, in un un silenzio così affine alla semplicità della persona che era, Bruno Pizzul.

Nel 2025 le notizie corrono veloci, senza necessità di attendere l'intermediazione del bravo cronista, e subito c'è stato un ininterrotto fluire di ricordi, dentro e fuori del mondo del calcio, di una persona che è stata uno dei più noti giornalisti sportivi, nonchè la voce più famosa d'Italia, legata per tutti ad un tempo in cui la nazionale era patrimonio di tutti e la nazione si fermava per la partita.


Certo, al solito per molti è il ricordo nostalgico di un bel tempo andato. Però è unanime il ricordo di un grande professionista, un pezzo della cultura popolare di questo Paese. 
Era la prima voce del calcio in Rai negli anni in cui primeggiavamo in Europa e nel mondo, titolare delle partite della nazionale dal 1986 al 2002, quelli in cui (dal 1990) abbiamo avuto sempre la squadra più forte al via delle manifestazioni internazionali. E' rimasto senza vittorie, con l'urlo strozzato soprattutto nella finale del 2000, meno ricordata di quella del rigore di Robertobaggio, delle notti magiche. Fu anche la voce della nostra prima trasferta a Lodz, ricordo che qualcuno commentò "si è capito finalmente per chi tifa" (noi lo sapevamo, leggevamo ogni domenica i suoi commenti misurati e competenti sul Messaggero). Fu la voce della notte dell'Heysel, del Milan a Barcellona e Atene, delle vittorie della Doria e del Napoli. La sua cronaca era misurata e volta a mettere al centro del commento la partita, i suoi protagonisti, non l'ego del commentatore, fatta di un linguaggio chiaro e competente. Come ha spiegato Piccinini, dopo i grandi predecessori che facevano una telecronaca "istituzionale", fu il primo a introdurre un po' di passione, ma con la capacità tutta friulana di non darsi troppa importanza. Origini contadine sempre rivendicate e alla fine volutamente riabbracciate, passato da calciatore, studi classici (fu anche Stelliniano: «Da Cormons, dove cominciai a giocare con la squadra parrocchiale, la Cormonese, andai a studiare al liceo Stellini di Udine. Un liceo elitario in cui quelli come me che si dividevano tra il calcio e il latino non erano visti di buon occhio, così optai per i più elastici professori del liceo Dante Alighieri di Gorizia che apprezzavano il mio doppio passo, sport e scuola, e mi portarono al diploma»), laurea in giurisprudenza. Giornalista sportivo per caso, una carriera che ha descritto così Riccardo Cucchi:  "È forse stata la straordinaria simbiosi che si è creata tra la cantilena familiare della voce di Bruno e l’udito, da essa rassicurato, di milioni di appassionati il segreto del successo popolare di Pizzul. Quasi fosse una forma d’arte, il suo timbro inconfondibile è entrato nell’immaginario di tutti, per decenni, facendone quasi uno di casa. Un abbraccio, quello con la sua voce, dato dal fatto che quella sonorità portava con sé quel garbo e quella saggezza, tipicamente friulani, che lo spettatore riconosceva immediatamente dal suo tono pacato ma competente. E accadeva mentre raccontava un rigore, un’azione, uno scontro di gioco. Nulla a che vedere con le telecronache urlate, frementi, schizofreniche di oggi, che descrivono un calcio talvolta ancora appassionante."
Lo hanno ricordano in molti, ex colleghi (bellissimo un articolo su Avvenire) e calciatori, tutti con parole che hanno spesso richiamato la sua genuinità di persona gentile e perbene, alcuni collegandola alle sue origini. Una persona capace di far commuovere nel ricordo un duro come Fabio Capello.

Anche noi lo ricordiamo con l'orgoglio di chi può considerarlo uno di noi, come ha ricordato uno striscione in marilenghe oggi allo stadio, mentre giustamente l'abbiamo onorato con un minuto di applausi.

Non siamo stati i soli. Domenica in molti stadi hanno trovato il modo di ricordarlo:
Verona: “Solo Onore a un grande signore, mandi e gracie Pizzul”: 
Napoli. “C’è un buco per Alemão voce di un calcio che non c’è più. Ora potrai raccontarlo anche lassù. Ciao Bruno”. 
Allianz Stadium: “Tu, voce della speranza in quella tragica notte. Ciao Bruno”. 
Foggia: “Quando il calcio era della gente tu lo raccontavi. Ciao Bruno Pizzul”
Genova: "Ciao Bruno, voce dei Nostri trionfi e di un calcio che non esiste più"

Il più bello è quello di Avellino: “Bruno Pizzul: ricordo romantico della mia gioventù, voce di un calcio che non tornerà più”.

Tra i video che lo ricordano uno dei più gettonati è quello del gol di Schillaci all'Austria. Crossa Vialli, segna Totò, esulta Bruno. Se ne sono andati tutti e tre.
Se li vedi saluta gli altri due, e Gianni Mura e Martellini, Ameri e Ciotti. 
Mandi Bruno. 

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