A margine della condanna di Turetta minore attenzione è stata riservata, comprensibilmente, al capo della sentenza nel quale veniva condannato a ingenti somme per risarcire le persone offese.
Ne ha ricevuta da un professore di diritto penale che, intervistato dal Corriere in merito alla probabile insolvenza di un venticinquenne condannato all'ergastolo, ha indicato de iure condendo la necessità che lo stato si faccia carico di questo debito.
In pratica lo stato dovrebbe risarcire i danni provocati dagli autori di fatti illeciti che siano insolventi.
Meritorio dal punto di vista dei danneggiati, questo punto di vista è a mio avviso indice di atteggiamento molto diffuso che, nel fare appello al concorso della spesa pubblica rispetto a questa o quella meritevole esigenza, dimentica che la stessa è finanziata da tutti noi.
Quando pensiamo ad una agevolazione fiscale, ad un contributo pubblico, a dei bonus o a delle opere pubbliche, automaticamente ci immedesimiamo nella condizione dei potenziali fruitori, mai in quella (statisticamente ben più frequente, ad occhio) dei finanziatori, quali siamo (almeno nella misura in cui paghiamo le tasse, e qui il "tutti" di poco sopra...)
Lo stato ci va bene quando è mucca da mungere, meno quando ci presenta il conto. Ho già ricordato le parole di Facci: Ora come allora, nessuno si indigna per gli evasori fiscali, a meno che non siano di ricchezza esuberante e perciò soggetti a invidia sociale. Nessuno associa gli evasori a un danno anche per se stesso, Nessuno pensa che un sacco di gente fruisce di servizi che non ha contribuito a pagare. nessuno collega l'evasione al debito pubblico che durante la "rivoluzione" fu messo in conto ai soli partiti. Nessuno soprattutto, si illude che gli evasori abbiano una connotazione politica. Il discorso non è quello dei nullatenenti con lo yacht, o edl popolo che paga in nero - si è scoperto- anche le bare. In Italia persiste una mentalità pre-civile che vede in ogni tassazione quel genere di prevaricazione indebita che per secoli appartenne al gabelliere straniero, come se fossimo ancor nel 1860 e tuttora reduci dalle occupazioni di arabi, austriaci, francesi o spagnoli.
Lo stato deve fare questo, deve fare quello... pagano "loro".